Boyhood. Commento di G. Tiseo

 

 

Boyhood. Regia di Richard Linklater (2014)

Commento di Giulia Tiseo

 

Il film “Boyhood”, regia di Richard Linklater, ha concorso al Festival di Berlino del 2014. Premiato con l’Orso d’Argento, è stato accolto con entusiasmo ai Golden Globes 2015, vincendo nelle categorie: miglior film drammatico, miglior regista e miglior attrice non protagonista (Patricia Arquette, vincitrice del premio Oscar). Prodotto attraverso un arco temporale di dodici anni, dal 2002 al 2014, il film rappresenta un lavoro cinematografico innovativo e senza precedenti, nel quale Mason Evans jr. (Ellar Coltrane), sua sorella Samantha (Lorelei Linklater) e i loro genitori, rispettivamente crescono e invecchiano nel tempo, contemporaneamente allo sviluppo della pellicola.

La scena iniziale mostra il piccolo Mason, di sei anni, sdraiato sul prato della scuola mentre osserva intensamente il cielo. Il passaggio fugace delle nuvole è accompagnato dalle familiari note della canzone dei Coldplay, “Yellow” e proprio la peculiarità delle nuvole di poter assumere innumerevoli forme, sia nella fantasia del bambino che in quella dello spettatore, sembra evocare sin da subito gli aspetti singolari, irripetibili, dinamici e variabili dello sviluppo psichico non solo del bambino, ma dell’intero gruppo familiare. Attraverso lo sguardo di Mason bambino e poi adolescente si coglieranno infatti i contenuti più autentici, nel corso dell’intero lungometraggio.

Lo spettatore viene poi introdotto nella casa e nei luoghi significativi per i membri della famiglia e viene coinvolto nelle loro vicende, condividendo con i giovani protagonisti il dramma della separazione genitoriale e dei diversi traslochi, i primi turbamenti amorosi ma anche le gioie e la pura quotidianità familiare.  La prospettiva del regista Linklater sulle relazioni, senza mai assumere una posizione critica o netta, si discosta con originalità dallo stereotipo familiare tradizionale e stimola numerose riflessioni sullo scorrere del tempo e sulle diverse configurazioni familiari che si susseguiranno, in cui gli affetti dei protagonisti continueranno a circolare con vitalità. Oltre alla tematica della giovinezza, Linklater ci propone preziose riflessioni sulla vita e sul tempo.

Lo stesso progetto artistico, definito anno dopo anno e libero da aspettative e pressioni commerciali ha permesso al regista, come afferma in un’intervista, di pensare il tempo come un “collaboratore, seppur imprevedibile”, che viene scandito, nelle sequenze sceniche, prevalentemente da momenti di vita ordinaria della famiglia, privilegiando la dimensione quotidiana in cui si svolgono i più significativi consolidamenti e cambiamenti nella vita emotiva dei personaggi. Diversi oggetti presenti sullo sfondo (playstation, i-Pod e più moderni dispositivi) ci mostrano il rapidissimo progresso tecnologico in atto, mentre la trama sonora del film si articola nella scelta di una sequenza di canzoni pop spesso considerate “effimere” ma effettivamente caratteristiche degli anni 2000. Dal punto di vista storico, si ripercorre inoltre una panoramica sui cambiamenti culturali in America, oltre che sociali e politici, fino agli anni più recenti della presidenza di Obama. Le date e gli avvenimenti del tempo esterno tuttavia costituiscono solo lo sfondo sul quale emergerà lo scorrere fluido dei tempi interni di tutti i personaggi.

 Ethan Hawke, interpreta il ruolo del padre biologico, inizialmente disimpegnato nei confronti della famiglia, ex musicista, che pur lavorando e poi vivendo lontano per molti anni, riesce a ricostruire una relazione con i figli basata sulla fiducia e sul del dialogo. Al contrario Olivia, la ex moglie (Patricia Arquette) sembra appesantita dalle responsabilità genitoriali e più volte delusa dall’aspettativa di ricostruirsi una vita con altri uomini. Tuttavia entrambi riusciranno a costruire con i propri figli un legame autenticamente affettuoso attraverso le esperienze e i conflitti della vita quotidiana. Olivia inoltre riuscirà a riprendere il progetto di vita che sembrava aver accantonato, laureandosi e diventando una brillante docente universitaria di psicologia, molto stimata dai suoi allievi.

Le vicende che vedono molto coinvolti madre e padre lasciano però gradualmente spazio all’emergere dell’adolescenza dei figli.  I cambiamenti pubertari e adolescenziali stupiscono lo spettatore attraverso la trasformazione di corpi, voci, intonazioni degli attori stessi e contestualmente si osserva come prendano forma nuovi scenari nel mondo affettivo dei giovani protagonisti. Mason Jr. ricopre inizialmente i muri del suo quartiere di graffiti e poi quelli della sua camera, così che l’evoluzione dei suoi tag diviene non solo l’espressione di uno stato d’animo, ma anche una sorta di diario della sua identità in divenire.

Le evidenti metamorfosi del giovane protagonista e della sorella maggiore sorprendono molto lo spettatore, in particolare nelle scene in cui si assiste a salti temporali di diversi anni, suscitando fantasie sull’estraneità, ma anche sulle potenzialità del nuovo corpo sessuato dei protagonisti adolescenti.

La metamorfosi puberale di Mason condurrà il bambino a trasformarsi in un “altro”, estraneo non solo ai genitori ma anche a sé stesso, fino a divenire un giovane e promettente fotografo, abile a immortalare l’attimo significativo e capace di amare una giovane donna. La psicoanalisi dell’adolescenza teorizza il profondo bisogno del “doppio”, creato all’adolescente per affrontare il proprio percorso evolutivo, non esclusivamente vissuto come perturbante. Lo stesso corpo pubere del giovane protagonista sembra assumere questa connotazione ed essere investito dunque come “altro da sé”. Il passaggio ad un corpo sessuato più adulto implicherà per Mason e sua sorella Samantha una nuova e costante ridefinizione di sé stessi e dei propri legami relazionali, aiutati in questo dal padre, che si mostrerà aperto a scherzare e dialogare con loro sull’educazione sessuale. Quest’ultimo sarà invece più critico sulle novità musicali, cercando di spiegare ai figli la solennità di alcuni artisti e brani musicali del passato, nel tentativo di tramandar loro i propri gusti e le proprie idee nel passaggio generazionale. Eppure, lo spettatore si accorgerà di come padre e figli sembrino alla ricerca di una narrazione comune e di un “lessico familiare”, flessibile anche ad estendersi alla nuova famiglia del padre. Suonando e creando dei brani musicali insieme, tutti potranno finalmente disporre di un importante spazio di condivisione.

Guardare con occhi adolescenti i temi esistenziali che il film propone, come la costruzione della propria storia, la ricerca identitaria e di un doppio, la scoperta delle potenzialità del corpo sessuato, le emozioni di dolore, amore, odio, rappresenta un’esperienza preziosa nel difficile confronto quotidiano tra diverse generazioni.

Boyhood. Commento di G. Tiseo
Dal 12/08/2021 al 19/08/2021
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12/08/2021

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