Anonimo viennese: Diario di una giovinetta. Recensione di Daniela Gioffrè

Anonimo viennese: Diario di una giovinetta

 

Commento  di Daniela Gioffrè

 

Il “Diario di una giovinetta”, scritto da un’autrice rimasta anonima fino al 1922, venne pubblicato nel 1919 accompagnato da una lettera elogiativa di Freud del 1915, “il diario è un piccolo gioiello.

 

Davvero, io credo, sinora nessuno è mai riuscito a penetrare con una simile chiarezza e veridicità negli impulsi psichici che caratterizzano lo sviluppo di una fanciulla del nostro livello sociale e culturale negli anni della prepubertà”… Il libro è il diario di Rita, una giovane ragazza dell’alta borghesia viennese vissuta nei primi anni del ‘900, che decide di iniziare a scrivere quotidianamente per tenere aggiornata la sua amica, Hella, sulle sue giornate. Il diario comincia con la separazione delle due amiche per le vacanze estive. Il racconto riporta i pensieri, le esperienze e le emozioni di una ragazza nella fase della preadolescenza: 11-14 anni e comincia all’inizio del ginnasio. Rita è la figlia più piccola, arrivata dopo un maschio (Oswald) e una femmina (Dora). Il libro, scandito dalla trascrizione quotidiana delle giornate, ricorda e fissa tutti gli eventi quotidiani che accompagnano la crescita di queste due amiche fino all’entrata nella pienezza dell’adolescenza. È interessante notare come sin da subito si evidenziano gli stili di vita, le preoccupazioni che, seppur appartenenti a un periodo così lontano da quello attuale, appaiono simili e caratteristiche dei preadolescenti con cui ci troviamo a confronto nel terzo millennio. Ben presto si evidenzia una certa gelosia da parte di Rita nei confronti di Dora che sembra avere un rapporto “speciale” con la madre mentre Rita sembra avere un rapporto preferenziale con il padre: “la preferita del papà”. Il diario si sviluppa seguendo il filo temporale, suddiviso per anni. Vengono raccontati i primi momenti del ginnasio quando Rita inizia a sentirsi più grande e con un maggior numero di responsabilità, ma soprattutto è presente il desiderio di diventare adulta. A questo punto entrano in gioco le figure maschili. Inizialmente l’altro sesso è in relazione con la sorella maggiore che Rita aiuterà, nascondendo la simpatia di quest’ultima per un giovane cadetto che incontra quotidianamente fuori scuola. Si inizia a parlare di segreti e intrighi da nascondere agli adulti, alle figure genitoriali, e si evidenziano le fantasie di queste giovani ragazze che iniziano ad affacciarsi alla pubertà e gli impulsi sessuali che accompagnano questa fase. Sono totalmente ignare a livello conscio di ciò che vuol dire sessualità; nel diario appare evidente la grande confusione, i tabù, le spinte pulsionali che si presentano e che le spingono alla ricerca di informazioni cercate nelle figure adulte più amichevoli e raggiungibili (la donna di servizio di casa che mostrerà loro delle scene sessuali nella casa dei vicini), informazioni che però spesso aumentano la confusione preesistente. Il pensiero rivolto alla sessualità, nutrito di fantasie, di immagini irreali a volte anche molto perturbanti inizia ad occupare tutto lo spazio mentale e si trasforma in un pensiero fisso, persecutorio e a volte anche causa di grande timore: le ragazze iniziano a interrogarsi su ciò che accade durante l’atto sessuale che viene immaginato come un momento di dolore e sottomissione della donna. Rita si interroga anche sul ruolo del padre rispetto alla madre da questo punto di vista. Attraverso questo diario si può fare un viaggio rapido e scorrevole nel mondo di una fanciulla preadolescente che si trova a confronto con il suo “secondo Edipo”: c’è un forte innamoramento nei confronti del padre, un’attrazione verso il mondo esterno e una forte gelosia nei confronti della madre e della sorella maggiore. Rita nel diario parla di alcuni incontri che entrano nella sua vita in modo significativo come l’incontro, inizialmente positivo, con il cugino di Hella che la confronta con la perdita del primo amore, con la delusione della perdita di un ragazzo che sembra avere aspettative e desideri diversi da quelli che lei aveva immaginato, e con l’attesa di lettere e comunicazioni che non arrivano. Il tema dello sviluppo sessuale è centrale nel testo; le curiosità e le emozioni che si provano in questa fase si mescolano con la nostalgia per la perdita dell’infanzia, che raggiunge il culmine con l’attesa dell’arrivo del menarca, momento che segna il passaggio da bambina a “signorina”. Rita, ultima dopo Dora e Hella, dopo aver provato una forte invidia e un senso di inferiorità per essere rimasta piccola più a lungo rispetto alla sorella e all’amica, si troverà a dover affrontare un momento così delicato come l’arrivo del menarca senza la figura della mamma che nel frattempo è venuta a mancare a seguito di una malattia. In quel momento Rita prova gelosia nei confronti della sorella che ha potuto vivere questo momento guidata dalla madre con la quale aveva sviluppato un rapporto privilegiato. Nel periodo in cui avviene lo sviluppo di Dora, la madre si ammala gravemente e deve essere accompagnata in villeggiatura per seguire delle cure; Dora rimarrà al fianco della mamma. Rita rimasta da sola con il padre, descrive questo momento come un periodo molto bello, sono lei e il padre da soli in casa, si incontrano per le cene e i pranzi: Rita si siede a tavola al posto della madre e si sente molto importante e felice all’idea di poter godere del rapporto individuale con il padre. Al ritorno della madre e di Dora arriverà anche la zia che piano, piano prenderà il posto della madre, diventerà lei la donna adulta della famiglia, sarà lei a gestire la casa. Questa figura sarà oggetto di grande rabbia per Rita che dovrà vivere la morte della madre e l’entrata di un’altra donna al suo posto. La ragazza in questi anni delicati si trova a dover vivere parecchie separazioni, tra le quali ci sarà quella dall’insegnante prediletta che si sposerà e dovrà seguire il marito fuori da Vienna. Questo evento sarà motivo di grande dolore per Rita che si trova ad affrontare tempeste emotive di ogni genere per tanti lutti e perdite: non ultima la malattia di Hella che rimarrà in ospedale per parecchi giorni e che sarà lontana da scuola, vissuta da Rita con un senso di grande preoccupazione e di paura di perdere l’amica. Ci si trova di fronte ad una giovane adolescente alla ricerca di autonomia e indipendenza, uno spazio solo suo e questo sembra portare con sé delle perdite anche sul piano reale. Così alle separazioni necessarie per poter trovare uno spazio proprio, alle perdite e alle separazioni sul piano interno, si sommano perdite e lutti anche sul piano reale. Il diario terminerà con la perdita del padre, militare, morto improvvisamente dopo un brevissimo periodo di malattia. Il padre durante i 3 anni e mezzo di diario della figlia riesce a riconquistare il titolo nobiliare perso in precedenza, diventando agli occhi di Rita un eroe, l’uomo dei sogni. A questo punto il diario si interrompe e si rimane stupiti dall’intensità dei sentimenti  di questa giovane ragazza. Di fronte a questo finale restano aperti alcuni interrogativi sul piano psicoanalitico: l’adolescenza può essere vista come un secondo Edipo, è una fase molto delicata in cui si rimette in gioco tutto ciò che nei primi tre-quattro anni di vita si è riusciti a costruire. I sentimenti che accompagnano questa fase sono già di per sé molto intensi e molto faticosi da vivere, Rita si trova a subire delle perdite importanti, le sue figure di riferimento vengono a mancare. I sentimenti di gelosia vissuti da Rita nei confronti della madre possono essere all’origine dei sensi di colpi per la sua morte? Cosa può aver comportato la perdita ulteriore del padre, unico punto di riferimento rimasto dopo la perdita della madre e dell’insegnante preferita? Quali sentimenti possono pervadere una fanciulla di 14 anni rimasta sola? In che proporzioni ci si può sentire colpevoli e causa del proprio destino? Gli interrogativi sono tanti e si riesce ad entrare in pieno contatto con la profondità delle emozioni di questa fase di crescita in cui ci si trova sospesi e confusi tra passato e futuro; si vorrebbe rimanere ancorati ad aspetti infantili che invece bisogna abbandonare ed elaborare per poter costruire un futuro verso il quale andare. Il libro scritto dalla Dott.ssa Hermine Hug Hellmuth, psicoanalista viennese, rimase anonimo fino al 1922 poiché la Hellmuth non voleva che fosse pubblicato nulla su di lei, cosa che si verificò fino alla sua morte. Sappiamo che il diario rappresenta la biografia dell’autrice che ebbe una vita molto travagliata e dolorosa. La Dott.ssa Hellmuth proveniva da una famiglia aristocratica dell’impero asburgico, all’età di 11 anni perse la madre e rimase con il padre e la sorella Antonia fino alla tarda adolescenza. Fu tra le prime donne a diventare studente regolare dell’Università di Vienna. Molto significativo fu il suo incontro con Isidor Sadger, psicoanalista appartenente alla stretta cerchia degli psicoanalisti intorno a Freud, che divenne prima suo analista, poi suo amico e infine collega. Nel 1913 entrò a far parte della Società Psicoanalitica di Vienna. Fu la prima psicoanalista ad occuparsi sistematicamente di bambini e scrisse vari articoli su argomenti sia teorici che clinici, anche se poco del suo lavoro è stato tradotto in italiano. Ebbe un ruolo importante nella nascita della psicoanalisi infantile anche se venne quasi totalmente ignorata da Melanie Klein e da A. Freud e fu presto dimenticata. Ebbe una morte tragica: il 9 Settembre del 1924 molti giornali viennesi nella edizione serale pubblicarono la notizia della morte per strangolamento della Dott.ssa Hug Hellmuth, ad opera del nipote Rolf . Per maggiori approfondimenti vedi: C. Candelori, M. Di Persio: I pionieri della psicoanalisi: Hermine Hug Hellmuth, Richard & Piggle, 14, 2, 2006

Anonimo viennese: Diario di una giovinetta. Recensione di Daniela Gioffrè
Modulo di iscrizione

07/05/2012

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