FIABARE Attraversare la fiaba come esperienza di gioco e trasformazione
FIABARE
Attraversare la fiaba come esperienza di gioco e trasformazione
Daniela Bruno, Francesca Bevilacqua, Giusi Cusumano, Francesca De Marino
Fiabare non è semplicemente raccontare una fiaba, né proporre un’attività educativa o terapeutica. È qualcosa di più antico e immediato: un gesto che appartiene all’umano, come il cantare o il danzare.
Fiabare significa entrare in una storia insieme ai bambini e percorrerla come un rito. È un gioco serio, un cammino che si fa in compagnia, un attraversamento che apre porte interiori.
Quando parliamo di fiabe non intendiamo i racconti edulcorati dei cartoni animati, ma le narrazioni popolari trasmesse oralmente di generazione in generazione. Sono storie arcaiche, spesso dure e sorprendenti, che contengono paure e desideri universali. La loro forza sta proprio nella capacità di parlare con immagini semplici e potenti a chiunque le ascolti, adulti e bambini, senza tempo e senza luogo.
La fiaba non è un contenitore chiuso: è un corpo vivo. Ha una bocca per entrare, uno stomaco in cui sostare, un’uscita da attraversare. Dentro questo corpo ci si muove, si inciampa, si cade, si ride, si combatte, si muore e si rinasce. Fiabare è tutto questo: attraversare, abitare, trasformarsi insieme.
La soglia
Fiabare comincia sempre da una soglia.
Prima di entrare c’è un momento di attesa, carico di tensione: si intuisce che qualcosa sta per accadere, ma non lo si conosce. La soglia è un confine fragile: annuncia che esiste un “dentro” ma lascia indovinare cosa vi si nasconde. È promessa e rischio allo stesso tempo.
Ogni bambino deve poter sentire questa emozione e decidere: entro o resto fuori? Non si può sostare a lungo sulla soglia, occorre rischiare il passo. Come Hansel e Gretel davanti alla casa di marzapane: lo sguardo attratto, il desiderio forte, la paura in agguato. La soglia è quel luogo intermedio dove la curiosità spinge avanti e la paura trattiene: un varco da attraversare senza sapere bene cosa si incontrerà.
Nella vita quotidiana questa soglia può essere l’attimo prima che un genitore spenga la luce e inizi a raccontare la fiaba della buonanotte; oppure il silenzio che si crea in macchina quando un adulto inventa all’improvviso una storia per distrarre dalla noia del viaggio.
Emozioni forti
Dentro la fiaba le emozioni sono potenti. Paura e felicità hanno lo stesso valore: una non esiste senza l’altra.
Nella fiaba si può incontrare la morte, la malattia, la fame, l’abbandono. Ci si può imbattere in padri che vogliono sposare le figlie, madri che non amano i propri bambini, fratelli che si tradiscono. Ma insieme si trova anche il coraggio, l’ingegno, la dolcezza, la possibilità di salvarsi.
L’orrore non viene presentato come un’informazione crudele, ma come parte della storia. Non schiaccia, non opprime: diventa attraversabile. La fiaba permette di nominare ciò che nella vita spesso resta indicibile, e di farlo in un modo che non distrugge, ma offre senso e passaggio.
Per i bambini, e anche per gli adulti che li accompagnano, fiabare significa poter vivere emozioni estreme senza esserne travolti. La trama le ordina, il racconto le scandisce, il gioco le trasforma.
Può succedere, per esempio, quando un bambino chiede di rileggere sempre la stessa storia, quasi a volerla abitare fino in fondo: ogni ripetizione è un modo per riattraversare la paura e ritrovare il sollievo.
Il narratore
Chi narra una fiaba ha un compito delicato. Non è un insegnante, non è un intrattenitore: è un custode del ritmo.
Il narratore non spiega, non addomestica, non corregge. Custodisce il tempo e lo spazio in cui la storia accade. Può segnare i passaggi con un gesto, un suono, il rintocco di una campana. Può creare silenzi, può attendere.
Al bambino non va chiesto “hai paura?”, perché la paura è parte integrante dell’esperienza e non va irrigidita da uno sguardo esterno. La risposta è continuare a raccontare, lasciando che sia la fiaba a portare attraverso la paura.
Il narratore accompagna restando nascosto, come in ogni rito: è bene che l’iniziato affronti il cammino con le proprie forze. Non è la storia del narratore: è la storia di tutti. Ognuno vi può entrare e farne esperienza personale.
Anche nel quotidiano: un genitore che inventa storie mentre cucina o mentre cammina con il bambino a scuola sta già fiabando — crea un tempo sospeso che dà ritmo e fiducia.
Corpo e movimento
Fiabare non si limita alle parole: è esperienza corporea.
Ogni gesto è un inizio: entrare, saltare, inciampare, cadere, litigare, nascondersi, rompere, abbandonare, reagire. Il corpo dei bambini, mentre ascolta e gioca, ripete e trasforma i movimenti della storia.
Il racconto diventa allora un gioco drammatico: si combattono draghi, si sfidano maghi, si attraversano fiumi infernali, si proteggono tesori fragili. Ognuno partecipa insieme agli altri, ma a modo suo. L’azione è personale e corale nello stesso tempo. Lo spazio appartiene a ciascuno e a tutti, in un moto perpetuo che sembra sempre ricominciare da capo.
Fiabare è fatica e concentrazione: i bambini preparano la rappresentazione con intensità e serietà. Lavoro e gioco si toccano, desiderio e disciplina si intrecciano.
Questo accade anche quando un bambino trasforma la fiaba appena ascoltata in disegni o giochi di costruzione: la storia si prolunga nel gesto, nel corpo, nell’immaginazione materiale.
Il mistero
La fiaba parla con immagini che non si svelano subito. C’è sempre un nucleo di mistero che non va spiegato, ma custodito. I bambini rispondono al mistero senza bisogno di comprenderlo del tutto: lo cercano, lo abitano, lo smontano e lo ricostruiscono come fanno con i loro giocattoli.
Il linguaggio del fiabare deve piegarsi all’indugio, alla pausa, alla meraviglia. Non si corre verso la conclusione, non si tirano somme. Si apre un varco nella comprensione e si resta lì, ad abitare il racconto come si abita un sogno: con tutto il corpo, non solo con la ragione.
Un genitore se ne accorge quando il bambino fa domande “illogiche” (“E se il lupo fosse diventato buono?”): non è un errore, è il segno che il mistero è stato accolto e sta generando nuove strade.
Perché è importante per i genitori
Fiabare con i bambini significa offrire loro uno spazio unico:
- uno spazio protetto dove poter incontrare paure, desideri e conflitti senza esserne sopraffatti;
- uno spazio condiviso, in cui la voce dell’adulto accompagna senza imporre, e in cui il bambino sente di non essere solo;
- uno spazio trasformativo, in cui le emozioni trovano una forma, si ordinano e diventano racconto.
Fiabare non consola, non moralizza, non semplifica. Permette piuttosto di affrontare ciò che nella vita resta enigmatico e difficile. In questo senso, fiabare è un dono prezioso che i genitori possono fare ai figli, e a se stessi.
Mini-glossario
- Soglia: il momento di passaggio, carico di promessa e rischio, che invita a entrare.
- Corpo della fiaba: la storia come spazio da abitare, entrare, sostare, uscire.
- Narratore: colui che accompagna senza spiegare, custodendo ritmo e silenzio.
- Mistero: ciò che attira e disorienta, che spinge a cercare senza sapere ancora cosa si troverà.
Come fiabare con i bambini
Ritualizzare: creare un piccolo gesto che segna l’inizio (una campana, un lume, un tappeto su cui sedersi).
Non spiegare troppo: lasciare che le immagini lavorino da sole, senza interpretazioni immediate.
Accogliere le emozioni: non evitare il tema della paura o della perdita, ma non insistervi con domande; il racconto stesso porta oltre.
Dare spazio al corpo: permettere ai bambini di muoversi, disegnare, recitare o trasformare la storia in gioco.
Ripetere: raccontare più volte la stessa fiaba; ogni volta sarà diversa, ogni volta aprirà un passaggio nuovo.
Bibliografia essenziale
Bettelheim B., Il mondo incantato, Feltrinelli, 1976
Bruno D., La fiaba perfetta. La lettura delle fiabe popolari e il loro uso in una visione psicoanalitica, Franco Angeli, 2016
Raccolte narrative (Fiabe da leggere)
Calvino I., Fiabe italiane, Mondadori, 2023
Gatto Trocchi C., Fiabe dal mondo, Newton Compton, 1993.
Grimm J. e W., C. Miglio (a cura di), F. Negrin (Illustratore), Tutte le fiabe. Prima edizione integrale 1812-1815, Donzelli Editore, 2015
08/09/2025